La passeggiata più bella del Veneto

Lo splendido percorso che si snoda sulle pendici del colle della Rocca e definito dal poeta Gian Antonio Cibotto “la passeggiata più bella del Veneto” è caratterizzato da un susseguirsi continuo di luoghi straordinari, nei quali è racchiusa l’essenza stessa delle vicende storiche della città.

La visita della città inizia da Piazza Mazzini, dove si ammira la possente Torre Civica (XIII secolo) e un lungo tratto delle antiche mura carraresi.

Di fronte si apre via del Santuario, che dà accesso al Colle della Rocca. All’inizio della via si trovano due preziosi edifici monumentali: il San Paolo Museo della Città  e il Palazzo della Loggetta. La chiesa di San Paolo, fondata nel X secolo e ristrutturata nel Quattrocento ed ancora nel Settecento, ospita il museo della città. Nell’antica cripta di San Francesco si trova un prezioso affresco duecentesco raffigurante la più antica immagine del Santo esistente nel Veneto.

Sul lato opposto della strada, il Palazzo della Loggetta, sede dell’ufficio turistico cittadino
e prestigiosa location per matrimoni ed eventi culturali, risale al Quattrocento.

Proseguendo lungo via del Santuario si giunge al Castello, fortezza altomedievale ristrutturata da Ezzelino III Da Romano nel XIII secolo ed ampliata dai Carraresi nel secolo successivo. Alla fine del Quattrocento fu trasformata in residenza dalla nobile famiglia veneziana dei Marcello e assunse così l’aspetto che si ammira oggi . Nel 1942 diviene museo per opera dell’allora proprietario, il Conte Vittorio Cini, che lo arricchisce di preziose collezioni d’armi, mobili e suppellettili. Nei locali della cinquecentesca biblioteca si trova l’Antiquarium Longobardo, che raccoglie numerosi reperti provenienti dalla necropoli longobarda scoperta sul colle della Rocca.

Salendo ancora si incontra Villa Nani-Mocenigo, splendido edificio tardo rinascimentale eretto alla fine del Cinquecento su una casa trecentesca. Di grande impatto scenografico è la monumentale scalinata prospettica.

Proseguendo, sull’altro lato della strada si trovano le antiche scuderie seguite dall’antica Pieve di Santa Giustina (noto anche come Duomo Vecchio), edificio di impianto tardo romanico con elementi decorativi gotici. Fu consacrato nell’anno 1256. All’interno si conservano pregevoli opere d’arte tra cui la Madonna dell’umitlà e un polittico quattrocentesco di scuola veneziana. Tra gli illustri canonici della pieve si annovera anche il sommo poeta Francesco Petrarca.
Attraverso la porta dei leoni comitali si accede all’ampio belvedere della rotonda. La Porta Romana o Porta Santa, eretta nel 1651, segna l’ingresso all’area sacra del Santuario Giubilare delle Sette Chiese, progetto di Vincenzo Scamozzi su commissione dei nobili venziani Duodo, ambasciatori della Serenissima presso la Santa Sede. Una bolla di Papa Paolo V datata 1605 concesse al santuario le stesse prerogative in merito di indulgenze accordate alle sette basiliche maggiori in Roma. Monselice è l’unico esempio di questa particolare forma di devozione romana, come ricorda l’iscrizione sulla Porta Santa: Romanis basilicis pares. Le cappelle ospitano pale della bottega di Palma il Giovane. Al culmine del percorso si apre l’elegante complesso monumentale di Villa Duodo. A destra il corpo di fabbrica più antico risalente all’inizio del ‘600, opera di Vincenzo Scamozzi, mentre l’ala frontale, decorata da bassorilievi, fu aggiunta da Andrea Tirali nel 1740. A sinistra la spettacolare Esedra dedicata a San Francesco Saverio, missionario gesuita spagnolo in soggiorno a Monselice nel 1537, alla vigilia della partenza per il lungo viaggio verso l’Estremo Oriente. Contiguo alla villa sul lato destro, si trova l’oratorio di San Giorgio, affrescato da Tommaso Sandrini e adornato da un pregevole paliotto d’altare in intarsio marmoreo e pietre dure della bottega dei Corberelli. La traslazione di corpi di martiri cristiani dalle catacombe di Roma a partire dal 1651 accrebbe ulteriormente la sacralità del luogo. Tra questi si vorrebbe anche San Valentino, celebrato il 14 febbraio dalla popolare cerimonia della benedizione della chiavetta d’oro, donata ai bimbi a protezione dall’epilessia. Sul lato sinistro dell’esedra una scalinata e poi un sentiero conducono sino alla cima del colle (150m) dominato dall’imponente Mastio Federiciano, anche detto Torrione, voluto dall’imperatore Federico II di Svevia che, in visita a Monselice nel 1239,  nominò la città Camera Speciale dell’Impero.